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Monday, May 31, 2021

OF PLASTICS & HUMAN PLACENTA: MEET THE "PLASTICENTA" (Pt 4/4 - PLASTIC POLLUTION)

Keywords: plastics, plastic, microplastics, mesoplastics, macroplastics, megaplastics, nanoplastics, pollution, pollutants, environment, fetus, foetus, placenta, placentas, birth, women, pregnancy, health, human health, food, food chain, food safety, additives, plasticizer, plasticizers, ocean, oceans, marine fauna, sea, seas, zooplankton, shellfish, fish, fauna, animals, Anthropocene

Part 1 is here

Part 2 is here

Part 3 is here

(Read other plastic related stories here & here)

 

Plastic pollution
Plastic pollution (by @sciencemug)
[Frog pic, by Alexas_Fotos is a
free to use (for editorial use only) image (source: pixabay.com); adapted by @sciencemug]
 

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Ooooh, hello dear English speaking-reading-hearing reader, welcome back to me, @sciencemug, the blog/podcast/twitter&instagram accounts/entity behind the unsuccessful e-shop stuffngo on zazzle.com which tells you science stories while rolling, just to see what happens, a perfect, but surprisingly less expensive than one could think, replica of the dices Einstein’s god actually left on the cosmic green table once done with them, aaand which talks to you thanks to the voice, kidnapped via a voodoo-wireless trick, from a veeery very very dumb human. 

Aaand which does all of this in English-question-mark, a language that is to proper English what twerking is to elegance. 

Today I’m gonna tell you the last part (the first three are here, here, aaand here) of a story about human placentas and plastics! 

A group of Italian researchers (aka the Italian Brains, aka the ITBs) finds microplastics fragments (MPs), that is plastic particles smaller than half a centimeter, in placentas of women in good health and who have had normal pregnancies and deliveries.

The study is lead by Medical Doctor Antonio Ragusa, Head of the Department of Woman, Mother and Newborn of the San Giovanni Calibíta Fatebenefratelli, in Rome, and Dr. Ragusa and colleagues’ research is told in a paper (P) published on the science journal Environment International. 

Aand, dear reader, at the end of the post be sure not to miss reading the answers kind Doctor Ragusa gave to this blog’s three questions for the "Oddities & Bloopers: The Researcher's Fun Corner". 

Oook, so, people, read the previous posts to learn what the Italian Brains did to finally make their troubling discovery.

I just remind you that microplastics most probably enter human body via inhalation and ingestion, and that they are dangerous for human health, and, of course, for a developing fetus. 

Aaaaand in this fourth and final part of the post, then, we’re gonna find out how massive and widespread plastic presence in the environment be and therefore how often and easily you humans are exposed to plastic pollution, and how harmful this kind of pollution be to life-forms in general, and you sapiens people in particular.

Let’s start with the “massive and widespread plastic presence in the environment” topic.

Sunday, March 21, 2021

OF FOOD PRODUCTION IN URBAN AREAS: MEET THE URBAN HORTICULTURE! (PT 1/2)

Keywords: food, food security, food production, urban areas, horticulture, urban horticulture, soil-based horticulture, controlled environment horticulture, urban agriculture, research, city, Sheffield, UK, United Kingdom, Great Britain

 


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Parole chiave: cibo, sicurezza alimentare, produzione alimentare, aree urbane, orticoltura, orticoltura urbana, orticoltura basata su suolo, orticoltura in ambientale controllato, agricoltura urbana, ricerca, città, Sheffield, Inghilterra, Regno Unito, Gran Bretagna

 
 

 
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Ooooh, hello dear English speaking-reading-hearing listener, welcome back to me, @sciencemug, the blog/podcast/twitter&instagram accounts/entity behind the unsuccessful e-shop stuffngo on zazzle.com which tells you science stories while studying a lot for a degree in “How to read Icelandic volcanoes names without making your tongue need to get into therapy and your brain start working hard on a de-evolution five-nanoseconds plan, aaand which talks to you thanks to the voice, kidnapped via a voodoo-wireless trick, from a veeery very very dumb human. Aaand which does all of this in English-question-mark, a language that is to proper English what a record-breaking snowstorm in NY this winter is to something disproving global warming. 

Today I’m gonna tell you a story about urban areas and food production!

Vegetables in a supermarket stand
Veggies and the urban horticulture style (by @sciencemug)
[The
pic by Scott Warman is a free one (source: Unsplash); adapted by @sciencemug]

In assessing the potential of urban horticulture (UH) as a concrete source of food for urban areas inhabitants, a bunch of researchers of the University of Sheffield, England, UK, lead by Dr. Jill L. Edmondson, build a case study by which they show that there is way enough land available within the city of Sheffield to feed its people with all the fruit and vegetable they need. Dr. Edmonson and colleagues - aka the E-Science-Pack – then publish

Sunday, February 3, 2013

GLI INSETTI GNAM-GNAM E L'IMPATTO AMBIENTALE

Disegno di un piatto di insetti pronti per essere mangiati (by sciencemug)
Bon bugs-appétit! (by sciencemug)
Una ricerca dimostra che, a parità di proteine animali prodotte, l'allevamento intensivo di insetti commestibili per l'uomo ha un impatto ambientale più limitato rispetto a quello di maiali, polli e manzo. Lo studio è stato fatto su due specie di coleotteri allevati in una fattoria olandese. I risultati della ricerca sono stati da poco pubblicati sulla rivista scientifica Plos One.






Summary (of the post) in Eng?ish at the end of the post.
Full PODCAST EPISODE ("The Yum-Yum Bugs!") script in Eng?ish after the summary

Il post si apre con Sciencemug alle prese con una bacinella di acqua bollente in cui ha appena versato un pugno di sale grosso da cucina.
PiPs, completamente sfatto per l'influenza, sta seduto in poltrona come fosse del budino caldo appena versato in una ciotola, ha lo sguardo vitreo, inebetito come non mai e indossa, nell'ordine pelle-mondo, 1 maglietta della salute e 1 paio di mutandoni di lana, 2 pigiami felpati, 1 tuta felpata, 1 cardigan di lana grezza e sulle gambe ha appoggiata 1 trapunta di piume d'oca del peso netto di 8kg. Quando SM si avvicina al suo post febbricitante ha l'impressione di avere di fronte un misto tra un omino della Michelin tossicodipendente e una scultura post moderna animata... e tossicodipendente.
SM mette la bacinella fumante su un tavolino vicino a PiPs e dice - E ricordati che dopo i profumi, quando l'acqua sarà tiepida, devi 'sniffarne' un po', piano, e vedrai che il naso ti si libera. Capito?
P– Dì cabo, gradie cabo... -
S- Bon, io adesso vo', PiPs, devo raccontare l'articolo sugli insetti e il cibo, ti ricordi? -
Ma PiPs non ascolta già più, sì è coperto con un telo da mare e rantola e tossicchia in balia del vapore...


S- Ooooh allora, Dennis Oonincx e Imke de Boer sono una simpatica coppia di scienziati che lavora in Olanda. Oonincx e de Boer (da adesso in poi, per comodità, Ox e Bo) decidono di studiare l'impatto ambientale dell'allevamento intensivo di due specie di insetti che sono commestibili e rappresentano un'ottima fonte di proteine animali. Le specie di insetti in questione sono la Tenebrio molitor e la Zophobas morio (da adesso in poi, per comodità, Tm e Zm). Tm e Zm sono coleotteri le cui larve vengono attualmente allevate e vendute come cibo per animali. E si dà il caso che una delle aziende agricole che tratta questo tipo di prodotto si trovi proprio nei Paesi Bassi e si chiami 'van de Ven Insectenkwekerij' (da adesso in poi, per comodità, Vinsj). La Vinsj alleva le due specie di coleotteri nello stesso identico modo e ne produce la medesima quantità all'anno e da adesso in poi, per comodità, non racconterò mai più articoli scritti da gente che vive e lavora in zone linguistiche dove si usano copiosamente 'w', 'k','y' e 'x'... - Appalusi di approvazione da parte del pubblico in sala quale sala direte voi e io che ne so sono la voce fuori campo mica il geometra di blogger... -

Ox e Bo calcolano quanto 'costa' all'ambiente produrre proteine animali avendo come fonte i coleotteri Tm e Zm. I due scienziati della terra dei tulipani, poi, confrontano i dati della loro ricerca con quelli già esistenti sulla produzione di proteine animali da fonti classiche come uova e latte e carne di maiale, pollame e manzo. 
Il risultato del confronto è che, a parità di proteine ricavate, l'allevamento di insetti produce meno gas serra e richiede l'uso di molta meno terra dell'allevamento dei normali animali da fattoria.

Disegno delle fonti di proteine animali di cui parla il post: uova, latte, carne di maiale, pollame, ruminanti e infine insetti (by sciencemug)
Le fonti di proteine animali di cui parla il post (by sciencemug)
Ora, esimio sagacissimo lettore, lo so cosa pensi in questo momento, perché io, vedi, ho superpoteri webbici e posso leggere il tuo labiale mentale. E il tuo labiale mentale dice: “vabbè, certo, l'impatto ambientale dell'allevamento olandese delle larve di coleottero... see see see... e mi vuol spiegare di grazia, gentile blog dei miei stivali, come diavolo si fa a valutare l'impatto ambientale di una qualsivoglia attività 'artropodica' e non?” Eh, caro il mio affezionato nonché arzigogolato lettore, la risposta è: con un life cycle assesment, aka LCA.
L'LCA non è un potente allucinogeno giunto fino ai nostri giorni direttamente dagli anni '60 del secolo scorso e che fa vedere cose che altrimenti noi umani non potremmo neanche immaginare tipo raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser e cocorite blu titanio da combattimento danzare lascive e in fiamme al largo dei bastioni di Orione sopra nuvole di gelatina alla frutta, naaa na. L'LCA è un metodo consolidato che analizza l'impatto ambientale dell'intero ciclo vitale di un prodotto, dall'inizio alla fine, o, come dicono gli angoli sgrammaticati attaccati a grosse pìetre - gli anglosassoni - 'dalla culla ai cancelli dell'azienda agricola'. Ox e Bo, nello specifico, valutano tutto ciò che riguarda i nostri gustosi coleotteri, dalla produzione e trasporto del loro mangime (carote e granaglie di soia, segale e granturco integrato con lievito di birra), alle specifiche procedure usate per il loro allevamento alla Vinsj. 

Disegno del sistema di produzione dei coleotteri commestibili (adattato da quello del paper by sciencemug)
Il sistema di produzione dei coleotteri commestibili (adattato da quello del paper by sciencemug)
I ricercatori della terra dei tulipani scelgono e quantificano tre indicatori ambientali per fare il life cylce assesment sui nostri ineffabili coleotteri gnam-gnam: